Flora, Turin [Italy]

Flora, Turin [Italy]

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Il caffè Flora cambia faccia. Lo storico locale di Piazza Vittorio 24, punto di ritrovo classico della zona compresa tra i Murazzi e il centro, riapre i battenti. La nuova gestione è firmata dai titolari di altre importanti realtà del mondo notturno torinese quali “Pura Vida” e “Lab”. Frequentato da molti pittori come Paolucci, la cui fondazione è proprio sopra, Menzio, Montanari, Corbella e lo scultore Martinazzi, mentre lo scrittore Lucentini era un habitué del lunedi, giorno di chiusura e riservato a clienti speciali. Le anziane del palazzo raccontano che quando il caffè era una carbonaia vi si incontravano in segreto Mazzini e Garibaldi. Leggende trasmesse di secolo in secolo, ma il caffè Flora ha vissuto anche momenti tragici: il 1 maggio 1971 divenne involontario teatro di un regolamento di conti della mafia calabrese, quattro morti e il nomignolo sgradevole di “bar degli ammazzati”. Lentamente il ritorno alla normalità e ora il rilancio definitivo.

Tra le novità la perdita del suffisso “Caffè”: d’ora in poi sarà semplicemente “Flora” perché terrà aperto tutti i giorni dalle 18 alle 3, cioè dall’aperitivo fino a notte fonda. Gli interni sono stati rinnovati in favore di uno stile più Hi-tech: rivestimenti all’avanguardia come la lastra di onice messicana retroilluminata che copre la parete alle spalle della consolle dj e il portale delle bottigliere, mentre il bancone del bar argento forma un effetto onda grazie ad una speciale pasta di legno e resine. Il tutto esaltato da un sistema di luci governato da un software. In alto sono stati fissati tre termo-arredi a forma di molla che daranno calore in inverno e una balconata coperta da una tenda Anni ’70.

L’atmosfera è rimasta molto calda, l’approccio al locale è ospitale e accogliente come sempre è stato negli anni passati. Anche il dehors è stato modificato e allargato a 30 tavoli e 120 sedie mentre oltre ai portici, dove non era raro assistere nelle ore pomeridiane a lunghe partite di scacchi, sarà occupata anche una parte della piazza.

Fabrizio Vespa